Road by Riccardo Rubis Passoni;

Road by Riccardo Rubis Passoni;

autore:Riccardo Rubis Passoni; [Passoni;, Riccardo Rubis]
La lingua: ita
Format: epub
editore: edigita
pubblicato: 2022-06-22T22:00:00+00:00


Gli effetti delle droghe su Nick Drake

Durante i suoi ultimi anni di vita, Nick si fece sempre più taciturno e isolato, fino a situazioni estreme caratterizzate da mutismo e da una vera e propria scomparsa. Tra le possibili motivazioni che possano aver portato il già silenzioso Nick Drake a chiudersi ancor di più in se stesso, si rivela interessante un’ipotesi espressa dallo studioso Heylin.

Prima di esporla, tuttavia, ritengo necessaria una premessa: nel suo libro All the Madmen, il ritratto che Heylin fa di Drake è tutt’altro che lusinghiero. Si badi, non si tratta di un’analisi gratuitamente salace o denigratrice, ma comunque abbastanza cinica, che ridimensiona l’opera dell’artista e la sua aurea quasi mitologica. Forse proprio perché privo di una simile patina agiografica frequente tra numerosi amanti della musica di Nick (presente ampiamente anche nei resoconti di Boyd e degli altri membri della famiglia Drake), Heylin riesce a effettuare uno studio che forse non può essere considerato più oggettivo, ma sicuramente dal prospetto intrigante.

Heylin, deciso a investigare l’effettiva influenza delle droghe sul lavoro e, ancor di più, sulla personalità di Drake, analizza gli scritti di Humphries, Dann e MacDonald sull’argomento. Riprendendo specialmente Dann, Heylin pone nel suo lavoro un importante estratto del biografo, il quale si sofferma sull’ingente quantità di cannabis che il cantautore assunse nel corso degli anni. Il consumo eccessivo, a detta di Dann, avrebbe portato Drake a mostrare, già nel 1971, i primi segni di psicosi. Solo in anni successivi alla morte di Drake, la correlazione tra stupefacenti e schizofrenia sarebbe stata identificata (non si dimentichi che, come abbiamo visto, in quegli anni non era inusuale trovare medici che proponessero l’utilizzo di stupefacenti), con sintomi quali mancanza di emozioni, fiacchezza, apatia, afasia, incapacità socializzativa. A detta di Heylin, la malinconia presente nella musica di Drake non era tanto un fatto artistico, quanto un elemento comune tra i giovani inglesi degli anni Sessanta, al quale si aggiungeva un largo utilizzo di sostanze psicotrope. Queste ultime, infatti, non solo ampliavano la mente, ma spesso portavano quelle porte della percezione a chiudersi del tutto.

L’uso di cannabis, dunque, influì notevolmente sulla spirale discendente di Drake. La droga, infatti, avrebbe ampliato i suoi attacchi di paranoia e la sua solitudine a Londra avrebbe accresciuto ulteriormente i danni provocati dalla situazione generale.

Che la degenerazione dello stato di Nick Drake – considerando anche l’utilizzo che il cantautore faceva degli psicofarmaci durante gli ultimi anni della sua vita – sia esclusivamente da attribuire alle droghe, può sembrare sbrigativo (come d’altronde avviene anche in altri casi illustri, come quello di Syd Barrett), ma sicuramente apre una parentesi interessante sul “regolamento di conti” con le droghe che la generazione inglese degli anni Sessanta dovette fare.

Mentre Robert Kirby, arrangiatore e amico dai tempi di Cambridge di Nick Drake, tende (forse anche per difendere l’amico) a minimizzare l’impatto delle droghe di allora sulla personalità, pur non escludendo del tutto l’ipotesi che la degenerazione di Nick abbia un’origine chimica, Boyd si mostra molto più critico:



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